La raffigurazione logica.

Una pittura realistica, o una fotografia, sono ciò che Wittgenstein chiama ‘raffigurazioni spaziali’ (2.171 b).

Immaginiamoci una fotografia a colori raffigurante una palla rossa sullo sfondo di una tovaglia bianca, e consideriamola alla stregua di un’asserzione complessa circa un dato fatto atomico.

Il fatto che, nella fotografia, una certa macchia di colore sia rossa, vuol dire che l’oggetto fisico corrispondente (vale a dire questa particolare palla rossa che è ora nelle mie mani) è anch’esso rosso; il fatto che un’altra macchia sia bianca, significa che un altro oggetto fisico determinato (la tovaglia da cucina) è anch’esso bianco; e il fatto che la macchia rossa stia proprio sopra quella bianca, significa che la palla sta proprio sopra la tovaglia.

In sostanza, alcune proprietà e relazioni ‘spaziali’ della fotografia sono coordinate con le medesime proprietà e relazioni di ciò che è stato fotografato.

Un altro esempio di raffigurazione spaziale è, per Wittgenstein, una mappa: in essa determinate proprietà e relazioni spaziali significano proprietà e relazioni spaziali simili delle coste, dei laghi, e via dicendo.

Certo, l’enunciato:"La palla rossa sta sulla tovaglia bianca", non è come una fotografia. Le espressioni ‘la palla rossa’ e ‘la tovaglia bianca’ non rassomigliano per niente alla palla rossa e alla tovaglia bianca. La relazione tra la prima espressione e la seconda –relazione che, nell’enunciato, consiste nel fatto che la prima sta a sinistra e la seconda a destra di ‘sta su’- è completamente diversa dalla relazione spaziale di contiguità che sussiste tra la palla e la tovaglia.

Tuttavia, i tre elementi dell’enunciato ( le espressioni: ‘la palla rossa’, ‘la tovaglia bianca’, e la relazione che le unisce) sono concatenati. L’unione dei tre elementi nell’enunciato significa che gli elementi fisici corrispondenti sono uniti.

Puntando su quest’ultimo aspetto della cosa, possiamo far rientrare anche il caso degli enunciati nel concetto di raffigurazione, benché non nel concetto di raffigurazione spaziale. Possiamo, cioè, allargare il concetto di raffigurazione di modo che quello di raffigurazione spaziale ne risulti un sottocaso (visto che, considerando la situazione più in generale, anche una raffigurazione spaziale mostra che gli oggetti coordinati possono essere strutturati esattamente nello stesso modo, vale a dire per concatenazione).

Questo concetto allargato è quello di raffigurazione logica.

Un enunciato raffigura solo in quest’ultimo modo.

Se la proposizione, che l’enunciato esprime, è vera , vuol dire che gli oggetti che, ciascuno per suo conto, sono combinati con le parole di essa, sono combinati in un fatto che presenta la medesima struttura del fatto-enunciato.

Ma dove c’è una struttura, c’è anche una ‘forma’, ossia la corrispondente ‘possibilità della struttura’ (2.033).

La proposizione vera e il fatto che la verifica, se hanno la stessa struttura devono avere anche la stessa forma.

Il punto decisivo è che anche la proposizione falsa deve presentare una forma, una possibilità di combinare, in modo perfettamente definito, gli oggetti coordinati con gli elementi del fatto-enunciato (le parole).

Vedendo che le parole sono combinate sulla pagina proprio in quel modo, e non in un altro, noi capiamo come gli oggetti corrispondenti possono esser combinati nel mondo: capiamo le condizioni di verità dell’enunciato.

Naturalmente, capendo la proposizione, capiamo anche che essa dice che gli oggetti in questione sono combinati esattamente nel modo in cui sono di fatto combinate le parole che li rappresentano.