Il Tractatus è un libro di metafisica.

Filosofi come Hume e Leibniz erano approdati alla formulazione di un "atomismo logico", ma senza considerare ciò che rende possibile il linguaggio: ad essi parve che l’esistenza di complessi, nel mondo, fosse motivo sufficiente per affermare l’esistenza di semplici assoluti (atomi logici).

In Wittgenstein, invece, la tesi: gli oggetti semplici logici) devono necessariamente esistere, appare quanto meno saldamente sostenuta dall’altra sua tesi: gli oggetti sono indispensabili come requisito preliminare della possibilità del senso (2.0201 – 2.0212).

In Wittgenstein, cioè, indagine linguistica e indagine ontologica sono strettamente legate.

In realtà, Black sostiene che l’ordine effettivo della ricerca compiuta dal filosofo dovette essere approssimativamente l’inverso da quello che il testo definitivo del Tractatus ci presenta: dalla natura della logica alla natura del linguaggio e, poi, alla natura del ‘mondo’.

Sarebbe però sbagliato, egli precisa, considerare la metafisica come una semplice aggiunta: "anzi, ci sono buone ragioni per leggere il libro prima di tutto come un libro di metafisica ( … ) Sarebbe davvero fuorviante vedere nel suo libro un trattato positivistico, come tentò di fare il Circolo di Vienna".