Proposizioni e nomi.

Quando asseriamo che vi è un certo ‘complesso’, ciò che in effetti noi asseriamo è che i costituenti di questo complesso sono correlati in un dato modo; ossia noi asseriamo un fatto.

Se a questo ‘complesso’ assegniamo un nome, per es.: ‘Socrate’, questo nome ha significato solo in virtù di una data proposizione: della proposizione che asserisce la relazione che intercorre tra i costituenti del complesso (per es. ‘ Socrate era un saggio ateniese’).

La proposizione: ‘Socrate era un saggio ateniese’ si può scomporre, però, in: ‘Socrate era saggio’ e ‘Socrate era ateniese’ (dunque il fatto cui essa rinviava era un fatto che conteneva parti; mentre i fatti cui rimandano queste due ultime proposizioni elementari non contengono parti, ossia sono fatti atomici, Sachverhalte).

A loro volta, le due proposizioni: ‘Socrate era saggio’ e ‘Socrate era ateniese’ contengono i nomi ‘Socrate’ e ‘saggio’, ‘Socrate’ e ‘ateniese’, i quali hanno significato in quanto correlati con gli ‘oggetti’ (i ‘semplici logici’) di cui ciascun fatto atomico, quando venga analizzato, risulta costituito.

Se ne conclude, osserva Russell, che il dare nomi ai complessi presuppone le proposizioni, mentre le proposizioni presuppongono il dare nomi ai ‘semplici’. Il dare nomi ai semplici è, dunque, ciò che si mostra essere logicamente primo, in logica.