Metafisica e solipsismo.

Una tesi fondamentale del Tractatus : è impossibile dire qualcosa del mondo come un tutto; tutto ciò che si può dire può riguardare soltanto porzioni circoscritte del mondo.

E’ possibile, osserva Russell, che questa visione delle cose sia stata originariamente suggerita a Wittgenstein da riflessioni sull’uso della notazione. Le irregolarità nella notazione sono spesso il primo sintomo degli errori filosofici e una notazione perfetta potrebbe valere come sostituto del pensiero.

Ma, quantunque possa essere stata la notazione a suggerire inizialmente a Wittgenstein di limitare la logica alle cose entro il mondo, in opposizione al mondo come un tutto, bisogna riconoscere che nella tesi di Wittgenstein si intravede molto di più di questo.

"Se essa sia alla fine vera o no, io, per parte mia, dice Russell, dichiaro di non sapere. In questa introduzione il mio compito è esporla, non pronunciarmi al riguardo".

Secondo questa concezione, potremmo dire qualcosa intorno al mondo come un tutto solo se potessimo porci al di fuori del mondo; solo se, vale a dire, esso cessasse di essere per noi tutto il mondo.

Un essere superiore che guardasse il nostro mondo dall’alto potrebbe vederne confini, ma non noi, perché, comunque finito esso possa essere, non vi è per noi nulla al di fuori di esso.

Per spiegare questo punto, Wittgenstein fa ricorso all’analogia con il campo visivo.

Il nostro campo visivo non ha, per noi, un confine visivo, dal momento che non vi è niente al suo esterno; allo stesso modo il nostro mondo logico non può avere un confine logico perché la logica non conosce niente che sia al di fuori di esso.

Sulla base di queste considerazioni, Wittgenstein arriva a discutere del problema del solipsismo.

La logica, egli dice, riempie interamente il mondo. I confini del mondo sono anche i suoi confini. In logica, pertanto, non possiamo dire: nel mondo c’è questo e questo, ma non quello, perché dire così significherebbe, a quanto sembra, presupporre che noi escludiamo certe possibilità, e questo non può accadere, perché altrimenti la logica sarebbe in grado di andare oltre i confini del mondo come se potesse contemplare questi confini dall’altro lato.

Ciò che non può essere pensato non può essere pensato e, conseguentemente, neanche può esser detto.

Questo, dice Wittgenstein, ci dà la chiave del solipsismo. Ciò che il solipsismo intende è perfettamente corretto; ma questo non può esser detto, può solo essere mostrato. Che il mondo sia il mio mondo si rivela nel fatto che i confini del linguaggio (l'unico linguaggio che io possa capire) indicano i confini del mio mondo.

Il soggetto metafisico non appartiene al mondo, piuttosto è un confine del mondo.