Nel trattato sono già presenti i termini delle argomentazioni polemiche di Leibniz nei confronti della teoria della conoscenza di Locke, trent'anni prima dei Nouveaux Essais:
l' esperienza è del tutto impossibile senza la presenza preliminare di certe forme innate o idee innate, quali la classe, il concetto, la relazione, il tutto e simili. L'esistenza stessa delle cose sarebbe impensabile se non nelle forme universali della loro datità ( tutto, grande, piccolo sono forme della datità delle cose alla nostra osservazione, e, precisamente, forme universali, che, nel mentre possono venir astratte dalle cose a seguito di un procedimento induttivo, non sono tuttavia prodotto di induzione, se per essa intendiamo la raccolta di dati secondo un tratto comune e quindi universale rispetto a quelli - p.114).
l'heceitas [6]o
esistenza è la condizione universale dei corpi e dei loro fenomeni,
talché sarebbe possibile definirla come il primo universale (p.111).
Il De modis significandi dello Pseudo
Scoto (punto di riferimento fondamentale del nominalismo ) riconosce la validità dell'esistenza come universale
logico . Leibniz (1668: Confessio naturae contra Atheistas )
ipotizza: tale universale è anche ontologico , costituisce un'essenza
che deve essere contenuta nei corpi perché sia possibile la loro datità
e la loro definizione (l'ipotesi
ha un'implicazione metafisica e rimanda a Dio, del quale l'esistenza dovrebbe
essere il primo dei predicati).
Gli universali, osserva Leibniz, non sono totalità collettive, ossia
collezioni di enti singoli (come
sosteneva Nizolio), bensì totalità distributive[7](p.112).
Fissiamo, innanzitutto, le parole-chiave della discussione: esserci (sinolo; l'oggetto che può essere definito; sostanza; per Leibniz: totalità ordinata, totalità distributiva) e essere (la definibilità, la categoria di definizione, la possibilità in generale della definizione; l'indicazione generalissima di come deve essere connesso un insieme di predicati perché da esso risulti un soggetto - p.119).
Locke, riprendendo la fondamentale scoperta del nominalismo:
non è possibile estrapolare arbitrariamente la sostanza dalla connessione di certi predicati in un soggetto,
perché sarebbe come pretendere di separare l'esistenza dall'esistente.
Obiezione a Locke: Locke ragiona dando per scontato che sostanza ( materia-forma ) ed essere coincidono.
Non coincidendo, invece, risulta possibile separare l'esistenza concreta, l' esserci, dall' essere .
Per Leibniz: essere e sostanza si distinguono - l'essere essendo, nel contempo, ciò che
descrive qualsiasi oggetto come sostanza.
Due conseguenze:
-l'essere è unico, ma le sostanze sono tante quanti sono gli individui:
-l'essere è necessario; è perciò necessaria la prescrizione del modo in cui
devono darsi gli individui per esistere; quindi la connessione predicativa o
sostanza è una relazione necessaria e dunque tutte le sostanze sono
immediatamente necessarie.
Ma si badi : non necessarie rispetto all'essere ( l'essere è necessario,
l'esistenza è solo possibile), necessarie rispetto a se stesse, talché, dato un
soggetto, è data la totalità di tutti i suoi predicati, presenti, passati,
futuri da cui risulta - e in quanto
necessarie rispetto a se stesse, le sostanze sono soggette al principio
degli indiscernibili (se vi fossero due sostanze identiche, non vi
sarebbe ragione necessaria e sufficiente del perché sono due e non una - p.120).
-Dalla doppia natura delle sostanze (necessarie rispetto a se stesse e contingenti rispetto a Dio) ne deriva la loro libertà .
In conclusione : si danno relazioni necessarie fra i
predicati di un soggetto ( ossia si danno sostanze, contrariamente a quanto riteneva Locke) : il principio
di contraddizione garantisce la conclusione (non si possono attribuire
predicati ad un soggetto e nello stesso tempo, negarli).
Il principio
di contraddizione acquista un ruolo determinante e costitutivo della
stessa esperienza.
Dunque il principio di contraddizione è un principio innato per la
conoscenza? Dunque esistono principi innati ?
Alla confutazione dell'innatismo di Locke, si obietta:
il senso profondo di un'idea innata non sta tanto nel fatto che di essa lo
spirito è immediatamente cosciente, quanto nel fatto che lo spirito è immediatamente in
grado di ricavarla proprio dal contesto dell'esperienza. Sapere che Il tutto è maggiore della parte , non
significa rappresentarsi mentalmente in atto un tale contenuto, benchè rendersi
conto che tutte le volte che si procede alla conoscenza empirica di alcunché,
si opera come se si sapesse
preliminarmente che il tutto è maggiore della parte. Così, analogamente, disporre a priori
del principio di contraddizione significa semplicemente rendersi contodi
applicarlo tutte le volte che si constati la relazione tra un soggetto e i suoi
predicati.
La preliminarità
o innatismo di questi principi è semplicemente la priorità
logica del pensiero nei confronti dei pensati (pp.121,122).
Leibniz: la sostanza (intesa come una totalità distributiva, ossia come un insieme su cui opera una legge generale ) è forza viva.
Fissato il criterio generale per la configurazione
di un dato insieme di eventi, ogni evento futuro. che obbedisca a questo
criterio generale, sarà un evento dell'insieme, vale a dire un comportamento
di quella particolare sostanza individuale.
In quanto effetto di un comportamento, l'evento in questione permetterà di
riguardare quella sostanza in termini di forza.
connaturata alla sostanza o corpo, è coincidente con la
totalità determinata dei suoi comportamenti, presenti, passati e futuri.
Può essere pensata come un canone della serie
- legge di composizione dell'insieme .
coincide con il riconoscimento di un fenomeno qualsiasi,
come comportamento della sostanza stessa.
Può essere pensata come il criterio di determinazione che consente di reperire
un termine come elemento della serie, ossia di designarlo.
Essendo un tutto distributivo, la sostanza presenta in sé la legge generale del comportamento delle sue parti, ma anche il modo di riferire un dato evento alla sostanza medesima, nella misura in cui quello possa essere riguardato come un elemento o parte che obbedisce alla legge generale dell'insieme. Ogni elemento, infatti, entra a far parte di una totalità distributiva, se obbedisce al criterio predeterminato in ordine al quale gli elementi di tale totalità si organizzano. La teoria delle forze trova fondamento in questa concezione della sostanza come totalità distributiva. La sostanza è un centro di attività, è cioè l'espressione di una forza attiva o viva: naturalmente lo è in potenza in rapporto alla forza primitiva, in atto rispetto alla forza derivativa.