Cfr.: controllabilità


Il problema di determinare la verità delle proposizioni atomiche di un linguaggio.

Weinberg, Introduzione al positivismo logico, Einaudi, p. 298: critica a Carnap.

Formiamo una proposizione sintattica descrittiva che asserisce: "Le proposizioni della forma atomica corrispondono ai dati immediati".
Due interpretazioni:

  1. come un enunciato sintetico di psicologia. In questo senso la proposizione è semplicemente un'ipotesi scientifica intorno alla natura.
  2. Come una proposizione di metodologia. In questo senso la determinazione del significato e della verità delle proposizioni atomiche viene data come un principio necessario.

W. si sofferma sul secondo punto: esso sembra violare la lingua formale che permetterebbe soltanto una formulazione negativa come la seguente: "La verità e il contenuto delle proposizioni atomiche non sono determinabili con riferimento ad altre proposizioni del linguaggio"

"Neurath (Sociologie in Physikalismus, in "Erkenntnis", vol. II pp. 392-45, vol. III pp. 208-9) ha detto chiaramente che la "necessità" si addice alla proposizione atomica (elementare) di Wittgenstein, ma non alle proposizioni protocollari dei fisicalisti. Per il positivismo, il criterio di verità è la corrispondenza delle proposizioni ai fatti, mentre questa corrispondenza è senza significato per il fisicalismo.
Il sistema del fisicalismo ha soltanto bisogno di un metodo per paragonare proposizioni con proposizioni. Gli accordi strutturali fra tutti i gruppi di proposizioni, di cui ci troviamo in possesso, determinano quali proposizioni del futuro debbano chiamarsi vere e quali debbano chiamarsi false. Non vi è necessità per supporre che esista un "solido fondamento" per il sistema delle leggi fisiche. Di conseguenza, l'idea di una serie di proposizioni basilari che non abbiano bisogno di alcuna conferma, è un residuo dell'assolutismo logico del positivismo, e non trova posto nel fisicalismo."(p. 320)
"Le proposizioni, egli dice, vanno confrontate con proposizioni, non con l' "esperienza", né con un "mondo", né con qualcos'altro. Tutte queste duplicazioni prive di senso appartengono ad una metafisica più o meno raffinata, e devono perciò venir rigettate" (ib.).

La critica di Weinberg(pp. 329/30).
Vediamo, innanzitutto, qual è il punto di vista abituale: "Le leggi scientifiche sono sempre accettate ipoteticamente, ossia sono accettate finché non venga scoperta qualche prova convalidata che le confuti; non così per l'evidenza empirica stessa. O una parte dell'argomentazione citata a conforto di tale evidenza non risulta sufficientemente provata, e allora nulla può venir detto; oppure ogni parola di essa è convalidata, e in questo caso l'ipotesi cui l'evidenza si riferisce è mantenuta o respinta. Le proposizioni basilari non devono venir considerate come intoccabili o irrefragabili; al contrario, le leggi non possono confutare i dati né possono confutare le proposizioni che registrano la presenza o l'assenza di dati. Il controllo delle ipotesi per mezzo delle proposizioni singolari è dunque un processo irreversibile".
Secondo la posizione di Neurath e Carnap, invece: "dipende da una pura e semplice decisione se il sistema debba essere mantenuto e le proposizioni basilari cancellate dal linguaggio, oppure se le proposizioni basilari debbano venir accettate e il sistema modificato. Non è, cioè, determinato il posto che siffatta concezione lascia alla sperimentazione; è impossibile, secondo essa, distinguere le regole del gioco scientifico da quelle di creazione di una leggenda. Orbene, io sono d'accordo con Popper (Logik der Forschung) nel ritenere che un tale punto di vista non offre un Abgrenzungskriterium , e che perciò si distacca, involontariamente, da tutto quanto l'empirismo".