K. Marx, Introduzione del 1857
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NOTE

  1. - D’altronde, anche il francese J-M. Vincent sostiene che "la scienza sviluppata da Marx è una scienza della rottura, particolarmente della rottura col metodologismo, che pretende dominare il mondo dell’empiria, attraverso un formalismo razionalistico, dalle risonanze tecnologiche." (J-M. Vincent, Fétichisme et société: 21). Accantonando ogni ironia, ricordo che, secondo L. Colletti, quello di Marx "non è un metodo formalistico, preliminare ai contenuti, ma un metodo che si svolge implicando e articolando dei contenuti storici concreti..." ( cf., A.A.V.V., Marxismo e filosofia in Italia (1958-71), a cura di Cassano: 101s). [Ritorna al testo -->]
  2. - L’atteggiamento fondamentale di Hegel è ben caratterizzato da Cassirer: "Come Hegel scrive nel primo capitolo delle Lezioni sulla filosofia della storia, la ragione è sostanza non meno che potenza infinita; la sua infinita materia, e al tempo stesso la sua infinita forma, sottendono ogni vita naturale e spirituale. Un’espressione assai notevole e caratteristica di questo atteggiamento la troviamo nelle parole che Hegel pronunciò quando, dopo una lunga interruzione della sua carriera accademica, tornò all’insegnamento della filosofia ad Heidelberg. <Prima condizione della filosofia -dichiarò in quell’occasione- è possedere il coraggio della verità, la fede nella potenza dello spirito. L’uomo, che è spirito, può e deve ritenersi degno delle cose più elevate, deve avere la più completa fiducia nella grandezza e potenza del suo spirito; con questa fiducia niente vi sarà di così refrattario e resistente da non svelare il suo intimo. L’essenza dell’universo, in un primo tempo celata e chiusa, non ha forza di resistere al coraggio che vuol conoscerla: deve schiuderglisi dinanzi agli occhi, e mostragli e fargli godere la sua ricchezza e profondità>." (Cassirer, Simbolo, mito e cultura: 136s). [Ritorna al testo -->]
  3. - Un altro esempio di tautologia, usata a scopi apologetici, lo troviamo in J. Locke, il quale sancisce logicamente la proprietà privata borghese, partendo dalla tautologica premessa maggiore: "Dove non c’è proprietà non c’è giustizia". (J.W. Yolton, John Locke: 56). [Ritorna al testo -->]
  4. - Che quanto sopra sia con sicurezza riconducibile ad Hegel lo mostra, ad es., il confronto con il §.2 delle hegeliane Vorlesungen über Naturrecht Und Staatswissenschaft. [Ritorna al testo -->]
  5. - Su questo, cf. S. Garroni, Dialettica e differenza: 187ss. [Ritorna al testo -->]
  6. L. Feuerbach, Scritti filosofici: 66s. [Ritorna al testo -->]
  7. - "... Engels ritiene, nella sua discussione del metodo... in pieno accordo ... con il ragionamento ... di Karl Marx come ... <il modo logico di trattare ... (fosse) il solo adatto (e che questo metodo) non è però altro che il modo storico, unicamente spogliato della forma storica e degli elementi occasionali perturbatori." (M. Adler, Causalità e teleologia nella disputa sulla scienza: 118).
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  8. - L. Feuerbach, Kleine philosophische Schriften: 64. [Ritorna al testo -->]
  9. - bestimmen = dal greco m e t a b a l l e i n , dunque, indica l’azione del muovere plasmando.
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    Capitolo 1]
  10. - Considerando le osservazioni che -qui, ma anche in altre pagine- Marx fa a proposito della robinsonata, possiamo giungere a tale conclusione. La robinsonata è un costrutto propriamente ideologico (cf. S. Garroni, Tracciati dialettici: 25), basato sul proiettare all’indietro, all’<origine>, una condizione, che è desiderata. invece, per il presente; lo scopo è, evidentemente, di legittimare così quella condizione, spacciandola per naturale. La robinsonata, tuttavia, ‘maschera’ questa sua funzione ideologica, assumendo le vesti dell’esempio e del modello epistemologicamente utile. Sotto quest’ultimo aspetto, la robinsonata si combina con la più usuale concezione dell’ astrazione, nel senso che essa pretende indicare una condizione essenziale, perché stabile, in quanto prescinde da quelle determinazioni, che differenziano un periodo storico dall’altro, un tipo di società da un altro; addirittura -come risulta da K. Marx, Resultate des unmittelbaren Produktionsprozesses: 48- la robinsonata finge la relazione economica come se implicasse, solo, il rapporto dell’uomo alla natura e non, anche, quello dell’uomo all’altro uomo, alla società. Una variante della robinsonata Marx la trova in Proudhon, il quale "fa della società una società/persona, una società che in nessun modo è la società delle persone, poiché ha sue leggi particolari, che nulla hanno in comune con le persone di cui pure è composta; una società che ha un <suo proprio intelletto>, il quale non è l’intelletto dell’uomo comune, ma sì un intelletto, che il comune intelletto umano non ha." (Das Elend der Philosophie: 110). In evidente coerenza con la critica marxiana, Trockij definirà Proudhon "il Robinson Crusue del socialismo". (cf. S.S. Prawer, La biblioteca di Marx: 135s) Dalla robinsonata così riplasmata (non basata, quindi, sul mito della persona isolata, sì piuttosto sulla personificazione della società) deriva la problematica, su cui ancor’oggi antropologi e sociologi si interrogano, di come pensano le istituzioni. Per illustrare la posizione di Marx, così scrive S.S. Prawer, op. cit: 134, " La personificazione della società in un eroe mitologico (Prometeo) che Proudhon ha conosciuto per la prima volta in letteratura ha lo scopo di offuscare la verità più che di rivelarla. Chi vede l’intera società umana nelle vesti di un unico personaggio, sostituisce con un fantasma una realtà frammentata e complessa, sostituisce le cose con le parole. Il mito prende il posto della teoria, e tutta la verità si perde in un profano miscuglio di misticismo e di allegoria.". Un altro interessante accostamento è questo: in quanto retrodata -all’origine- la condizione positivamente valutata e da attuarsi nell’attuale, la robinsonata ha qualcosa che, essenzialmente, la coniuga con quel gusto per l’idilliaco, che Marx rimproverava allo stesso Goethe -su questo, cf. ancora Prawer: 114 e Marx-Engels, Moralismo e politica rivoluzionaria: 115s ma, anche, E. Quinet, La rivoluzione religiosa nel secolo XIX, in particolare le pp. 34s, il cui tono realistico è largamente accostabile al discorso marxiano.
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    Capitolo 1]
  11. - Per il costante atteggiamento polemico di Marx contro ogni propensione all’idillico, cf.il già cit. Prawer: 130 e 172s. In questa sua polemica, Marx riprende e fa proprio il ‘realismo’, che ispirava Kant -ad es., quando polemizzava contro quei pedagogisti moderni che attribuivano, senz’altro, alla natura umana la tendenza a procedere costantemente dal male al bene (Kant, La religione nei limiti della ragione: 70); ma che ispirava anche Hegel, quando, ad es., caratterizzava come "rozzezza" il cosiddetto ‘stato di natura’ (Grundlinien der Philosophie des Rechts: 339 ed Enzyklopädie, §. 529). Ma l’atteggiamento di Marx -e di Engels- verso lo ‘stato di natura’ presenta anche un altro aspetto fondamentale: potremmo dire che quel motivo viene dai due autori ritematizzato, sia nel senso di sottolineare come la storia inizi su un presupposto ‘naturale’ (Die deutsche Ideologie: 28ss); sia nel senso di procedere ad una conoscenza in dettaglio delle due dimensioni, che -nella tradizione illuministica- definivano proprio lo ‘stato di natura’: quella economica e quella sessuale (per quest’ultima, si pensi ovviamente a Der Usprung der Familie, des Privateigentums und fes Staats). [Ritorna al testo Capitolo 1]
  12. - Hegel giunse -leggiamo in G. Lukàcs, Prolegomeni ad un’estetica marxista: 49- "all’interessante tesi secondo cui ciò che di volta in volta sorge come nuovo nella storia deve necessariamente dapprima ricevere una forma semplice, astrattamente universale. Solo a poco a poco, con il consolidarsi della vittoria, i tratti concretamente particolari vengono alla luce del giorno, solo nel suo corso tale processo si sviluppa come totalità realmente concreta, con una dialettica multilaterale e complicata dei momenti universali e particolari. Così Hegel afferma che la prima manifestazione del mondo nuovo è dapprima soltanto la totalità velata dalla sua semplicità, ovvero il suo fondamento universale. Egli afferma ancora che la coscienza che comprende e vive il nuovo <sente la mancanza, nella nuova fomazione apparsa, della diffusione e della particolarizzazione del contenuto>." Il tema è ripreso da Marx, quando sottolinea che il movimento storico di conquista del potere da parte della borghesia, per poter essere movimento rivoluzionario, deva attraversare una fase in cui, contro le classi privilegiate, si costruisce un fronte unico, che raccoglie le esigenze e le istanze profonde di tutti gli strati sociali oppressi. Solo in un secondo momento, abbattute le ex classi dominanti, quell’ampio e profondo movimento rivoluzionario ridurrà il proprio significato e portata, contraendosi in dominio della sola borghesia capitalistica. (K. Marx, Zur Kritik der Hegelschen Rechtsphilosophie. Einleitung: 388). Il che serve, ad es., a comprendere perché nel pensiero illuministico si siano espresse istanze, che vanno oltre l’ottica capitalistica, ma anche perché quelle istanze fossero destinate a restare insoddisfatte, una volta stabilitosi il dominio capitalistico. [Ritorna al testo Capitolo 1]
  13. - Nella Deutsche Ideologie: 28s, tra i momenti iniziali del percorso storico vengono indicati: a) il rapporto con le necessità naturali immediate; b) la nascita di bisogni nuovi, nel senso di non immediatamente naturali, risultanti dalla produzione di strumenti di lavoro, c) la famiglia, come organizzazione dei rapporti sessuali in vista della procreazione e perpetuazione della specie.. Hegel, a sua volta, nel §. 201 dell’Enciclopedia presenta il ceto (Stand) e la famiglia come mediazioni tra individuo e Stato; si noti che la distinzione -che Hegel fa nei §§ successivi- tra ceto sostanziale/immediato e ceto formale/riflettente, richiama Locke, nel senso che il ceto sostanziale (ovvero, immediato) si identifica con la proprietà privata dei prodotti di una terra, che esso lavora (§.202). La funzione mediatrice dello Stand appare con chiarezza anche nel successivo §. 527. Da notare ancora che il nesso famiglia, Stato e proprietà privata, prima che in Engels, sta in Hegel, Grundlinien: 344. Ciò significa che, se è vero che Marx ed Engels determinano ciò che l’ illuminismo indica con <stato di natura>, ciò fanno riprendendo direttamente Hegel. [Ritorna al testo Capitolo 1]
  14. - Questo tema, che gioca un ruolo fondamentalissimo nella prospettiva del discorso marxiano, è anche l’autentico punto centrale della riflessione di Hegel -che, però, ovviamente, si colloca in modo esplicito non solo sul particolare piano dell’organizzazione sociale, sì invece, anche, su quello più generalmente filosofico. Il rapporto di reciproca esteriorità fra gli opposti è la proiezione nell’esteriorità di una contraddizione interiore, ovvero, nei termini di Marx, la reciproca esteriorità fra uomo e condizioni sociali è il modo di presentarsi di una contraddizione, interna alla società stessa. Per intendere, comunque, con quanta lucidità Hegel guardasse alla moderna organizzazione sociale, si consideri questo suo testo, tratto dall’ Enzyklopädie, §.527: "Quando son presenti società civile e Stato, i ceti sociali si presentano nella loro differenza; poiché la sostanza universale, in quanto vivente, esiste solo nella misura, in cui si suddivide organicamente; la storia delle Costituzioni è la storia di questa costruzione dei ceti sociali, dei rapporti giuridici degli individui con essi, dei ceti sociali tra i loro e con il loro punto di equilibrio."[Ritorna al testo Capitolo 1]
  15. - E’ in questo senso che il giovane Marx aveva usato per l’uomo l’espressione Gattungswesen -il termine <Gattung>, infatti, rimanda a Gatte = compagno ed a gatten = unirsi. [Ritorna al testo Capitolo 1]
  16. - La stessa insistita polemica di Marx (ma certamente anche di Engels) contro il locus communis -o contro il sano buon senso comune- ha un implicito filosofico di grande importanza. Sta a dire, infatti, che Marx (e, ripeto, anche Engels) concepisce il modo culturale di organizzare l’esperienza, come sua componente essenziale, costitutiva: è appunto per questo che è necessario un forte impegno critico nei confronti dei parametri culturali, che si usano nel giudicarla, e dello stile, che si usa per rappresentarla l’esperienza. In contrasto con questo orientamento (mediante cui si prolunga nel marxismo la lezione di Hegel ed, in generale, della filosofia classica tedesca), si colloca la tematica del "rovesciamento materialistico" della dialettica hegeliana, che finisce -come largamente testimonia, ad es., il L. Feuerbach und der Ausgang der klassischen deutschen Philosophie, di Engels- con il riproporre una variante di meccanicismo, (volgarmente) materialistico, basato sulla tesi che "le cose", astratte dall’esperienza e, dunque, dal rapporto con l’uomo, siano "dialettiche". Questi due orientamenti, in realtà, sembrano entrambi presenti -anche se con accentuazioni diverse- sia in Marx che in Engels. [Ritorna al testo Capitolo 1]
  17. - "Di fatto, Marx si è servito della dialettica hegeliana del concetto per fondare una nuova scienza, la scienza della metamorfosi delle forme sociali obiettive della società capitalistica, una società la cui trama è fatta non di individui ma di rapporti obiettivi, <naturalizzati>, di forme-oggetto, di forme-segni, d’ideologie feticiste e non di significati direttamente prodotti dall’ attività umana." (J-M. Vincent, Fétichisme et société: 1973: 20). Ciò che rende inaccettabile l’interpretazione di Vincent è che, se Marx avesse voluto semplicemente fornire l’analisi scientifica di un modo di produzione determinato, non solo non avrebbe avuto nessun bisogno del linguaggio di Hegel, ma addirittura avrebbe commesso un gravissimo errore ad usarlo -ed altrettanto erroneo sarebbe stato da parte sua continuare a parlar di dialettica (sia pure ‘materialisticamente rovesciata’). Come si fa, infatti, a separar dialettica da totalità e come si può conservar quest’ultima fornendo non solo una scienza particolare (Einzel - Wissenschaft!), ma addirittura una paradossale scienza, perché scienza di un solo oggetto!? La posizione di Vincent -e d’altronde non solo sua- si basa su una pagina di Engels, che a ben vedere dice invece tutt’altro: "L’economia politica, come scienza delle condizioni e delle forme, nelle quali le diverse società umane hanno prodotto e scambiato e nelle quali hanno volta per volta distribuito i loro prodotti in modo conforme a questa produzione e a questo scambio, l’economia politica in questa estensione così lata, deve ancora essere creata. La scienza economica che sinora possediamo si limita quasi esclusivamente alla genesi e allo sviluppo del modo di produzione capitalistico: comincia con la critica delle sopravvivenze delle forme feudali di produzione e di scambio, dimostra la necessità della loro sostituzione con forme capitalistiche, sviluppa quindi le leggi del modo di produzione capitalistico e delle forme di scambio ad esso corrispondenti, sotto l’aspetto positivo, cioè sotto l’aspetto per cui esse assecondano i fini generali della società e conclude con la critica socialista del modo di produzione capitalistico, cioè con l’esposizione delle sue leggi sotto l’aspetto negativo, con la dimostrazione che, mediante il suo peculiare sviluppo, questo modo di produzione porta al punto in cui esso stesso si rende impossibile." (Fr. Engels, Anti-Dühring: 160s). Vincent, dunque, scambia ciò che l’economia politica ha, di fatto, dato finora, con la prospettiva, che ad essa il marxismo assegna. Son piuttosto A. Smith e D. Ricardo, che tendono a circoscrivere l’ambito dell’economia politica all’industrializzazione capitalistica (H.T. Wilson, Marx’s Critical/Dialectical Procedure: 1). [Ritorna al testo Capitolo 1]
  18. - Per la verständige Abstraktion in Hegel, cf., tra l’altro, Enzyklopädie, §. 89 e §. 382, come pure H.H. Holz, Einheit und Widerspruch. I: 6, [Ritorna al testo Capitolo 1]
  19. - L’individuazione precisa dell’Unterschied mi consente di comprendere la Verschiedenheit. Come si vede, dunque, mettere in evidenta il generale o comune, per Marx, è funzionale al far emergere la differenza, in quanto lo scopo del conoscere è comprendere la diversità -ovvero, il modo determinato in cui generale e differente si intrecciano volta a volta. Che questo ‘andamento’ conoscitivo appartenga alla prospettiva hegeliana è fuori di ogni possibile dubbio. Si potrebbe obiettare che, se vale il ragionamento di Marx, allora ogni discorso sulla produzione, che sia sufficientemente determinato, è un discorso su una determinata produzione e che produzione determinata si ha, solo, quando ci si riferisca ad una produzione esistente. A questo punto, apparirebbe in piena luce la differenza, lo stacco tra Hegel e Marx: mentre per il primo, il concetto è il reale, e l’esistente è solo una sua esemplificazione, un suo modo di manifestarsi (quasi una sua ‘occasione’), al contrario per Marx, ciò che conta è l’effettivamente esistente. Pur se variamente ripetuta, questa tesi -per quanto riguarda la valutazione di Hegel- è insostenibile; essa può certamente appoggiarsi a numerosi testi dello stesso Hegel, dai quali risulta che ciò che si colloca nel Dasein, nell’esistente, è solo manifestazione dell’idea a concetto, ma tuttavia resta un sostanziale fraintendimento dell’ ‘intenzione’ hegeliana. La principale prospettiva di Hegel, infatti, è di mettere in evidenza la ‘grammatica’ del pensare, i ‘modi’ del suo dispiegarsi; da questo punto di vista, è del tutto ovvio che il pensato funga da esemplificazione del pensare, senza che ciò impliciti la riduzione del primo al secondo. [Ritorna al testo Capitolo 1]
  20. - Non è dubbio che, in Marx, la critica alla politische Ökonomie gioca un ruolo del tutto raffrontabile a quello che, nel pensiero di Hegel, gioca la critica della Reflexionsphilosophie.
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    Capitolo 1]
  21. - Così Hegel, Enzyklopädie, §.411 - Nella sua corporeità educata e resa propria, la Seele (anima) è per sé singolo soggetto e la corporeità diviene, così, l’esteriorità come predicato, in cui il soggetto si relaziona solo a se stesso. Tale esteriorità è segno (Zeichen) dell’anima. In quanto identità di interno ed esterno -essendo quest’ultimo sottoposto al primo-, l’anima è wirkliche Seele (anima effettiva). La mano in quanto strumento (sott. mia, SG), il piangere, il ridere, tutti, appartengono alla cultura (Bildung). La lingua è l’espressione più compiuta dello spirito. Sullo stresso tema, cf. Hegel, Grundlinien ..., §. 55. Zusatz. Sullo stesso tema, importante il §.22 delle Vorlesungen über Naturrecht Und Staatswissenschaft. D’altronde, che la mano fosse lo "strumento degli strumenti" lo si poteva già leggere in Aristotele, De Anima, III, 8, 432a 1-3.
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    Capitolo 1]
  22. - La polemica contro la robinsonata serviva a Marx per mostrare che il soggetto effettivo della produzione è sempre plurale, collettivo; ora, egli passa a mostrare che, per così dire, la stessa produzione -ma come realtà materiale, tecnica- è ‘collettiva’, in quanto costituita da una pluralità di rami produttivi. [Ritorna al testo Capitolo 1]
  23. - Perché qui Marx usa Verhältnis? I termini del rapporto, posto quello che Marx ha scritto immediatamente sopra, sono la verständliche Abstraktion da un lato (la produzione in generale) e, dall’altro, la produzione come ramo della produzione. In questo senso, è vero che il rapporto non può che porsi nell’esteriorità. [Ritorna al testo Capitolo 1]
  24. - Come si vede, Marx torna alla prospettiva iniziale, ovvero, alla considerazione della produzione come attività umana, sociale, che si svolge, però, mediante una certa attrezzatura tecnica, materiale. [Ritorna al testo Capitolo 1]
  25. - La produzione -dunque, una forma d’attività, mediante cui pongo fuori, estraneo da me qualcosa- in tanto può svolgersi, in quanto implicita l’opposta attività, mediante cui rendo a me propria qualcosa. Che le due attività si implichino significa che, se dico l’una dico anche l’altra. Dunque, ho a che fare con una tautologia. Non inutile, però: infatti, la comprensione che tautologica è la reciproca implicazione tra produzione ed appropriazione, mi aiuta a comprendere quanto sia illegittimo ricavare, posta la produzione, la sanzione o legittimazione non dell’appropriazione in generale, ma sì di una forma storica particolare di appropriazione. E’ così che giungo a comprendere come tra forma generale e sua determinata manifestazione storica, l’economista stabilisca un rapporto mistico, dogmatico, non svolto storicamente, non dimostrato (il che rappresenta la piena accettazione da parte di Marx di una modalità critica, che abbiamo già visto -nella nota sulla tautologia- essere centrale per la riflessione di Hegel). E questo l’economista fa non per caso: ciò che egli vuole evitare, infatti, è esattamente che risalti il carattere storicamente determinato (dunque, limitato) della proprietà privata e della proprietà privata nella sua forma specificamente capitalistica. [Ritorna al testo Capitolo 1]
  26. - Nettamente dialettica è questa contrapposizione tra la forma di conoscenza, assicurata dal concetto/Begriff, e l’altra, quella della Reflexion, che può solo istituire connessioni esteriori e casuali. [Ritorna al testo Capitolo 1]
  27. - Così leggiamo in Aristotele, Topici, 100a25: "Sillogismo è propriamente un discorso in cui, posti alcuni elementi, risulta per necessità, attraverso gli elementi stabiliti, alcunché di differente da essi."; dunque, per Aristotele, il sillogismo è un argomento -dimostrativo-, ben costruito secondo certe regole. Nell’hegeliana Wissenschaft der Logik, II: 351s,, leggiamo: "Il sillogismo è il concetto posto compiutamente, dunque, è il razionale. L’intelletto è assunto come la capacità del concetto determinato, fissato per sé nell’astrazione e nella forma dell’universalità. Nella ragione, invece, i concetti determinati sono posti nella loro totalità ed unità. Non solo il sillogismo è razionale, ma tutto ciò che è razionale è sillogismo.". Sappiamo che, per Hegel, il porsi del concetto non è un mèro processo logico, bensì logico-storico; non meraviglia, dunque, che l’hegeliano Marx possa trovare, in un processo storico determinato (il movimento che media produzione e consumo), il mostrarsi della forma sillogistica. [Ritorna al testo Capitolo 2]
  28. - Di grande interesse la concezione hegeliana della cultura/Bildung., che certamente Marx ha ben presente. Nelle già citate Grundlienien..., §. 187, Hegel definisce la cultura un duro lavoro, a cui l’individuo deve sottoporsi per liberarsi, da un lato, dell’immediatezza della sensazione, del desiderio e dell’arbitraria convinzione, dall’altro, per costruirsi come capacità di valutazione e comportamento razionali, universali. La durezza di questa fatica, sottolinea Hegel, spiega l’ostilità che, in vero, circonda la cultura E’ chiaro che l’impegno dell’uomo, a liberarsi dalla propria immediatezza naturale ed a costruirsi come realtà culturale, implicita un forte senso della dignità dell’uomo; di qui l’amarezza grande che lo spettacolo della storia -delle sue insensatezze, mostruosità ed errori-, può ingenerare, dacché non è consentito all’uomo di ignorare la propria responsabilità per quel terribile spettacolo (G.W.F. Hegel, Lezioni sulla filosofia della storia: 63). Ancora nelle Grundlinien, al §. 187, Hegel definisce l’uomo colto come colui "che sa comprendere il mondo ed adeguarsi ad esso; l’incolto, invece, è ideosincratico, contrappone la propria soggettività al mondo, è indifferente al modo di essere di questo. L’uomo colto è universale."; a dissipare ogni fraintendimento di questa definizione come dichiarazione di passivo conformismo, valga la descrizione, che lo stesso Hegel fa del lavoro nella moderna società civile: "Nel lavoro, l’universale e l’oggettivo stanno, però, nell’astrazione, che produce la specificazione dello strumento e dei bisogni, con la conseguenza di dar luogo alla specificazione della stessa produzione ed alla divisione del lavoro. Mediante la divisione, il lavoro dei singoli diventa più facile e cresce l’abilità in questo loro lavoro astratto, così come cresce la quantità che si riesce a produrre. Nello stesso tempo, questa astrazione dell’abilità e dello strumento completa la dipendenza e la relazione reciproca degli uomini l’uno rispetto all’altro, in vista della soddisfazione dei bisogni per la necessità di tutti. L’attività produttiva divenuta astratta rende il lavorare sempre più meccanico ed alla fine ciò rende possibile cacciar via gli uomini ed introdurre al loro posto le macchine.". Questo tema è ripreso dall’Enzyklopädie, §. 525 e §. 526, in termini tali da anticipare pienamente Marx. Nel §. 411 dell’Enzyklopädie, Hegel riprende un tema, che aveva già trattato: quello del nesso tra formazione di abilità corporee nuove, di costruzione di strumenti operativi, ed evoluzione delle facoltà spirituali dell’uomo. [Ritorna al testo Capitolo 2]
  29. - Se comprendiamo il significato del termine produrre, comprendiamo anche la sua immediata identità col proprio opposto, ovvero con consumare: ecco un chiarissmo esempio di tautologia. Ma, stabilito il rapporto logico-linguistico tra i due termini, Marx procede a descrivere cosa esso comporti o significhi nel Dasein, nell’esistenza effettiva. In questo senso, la tautologia vien trasportata dal piano logico-linguistico a quello del vivere reale: è così che emergono i vari lati o conseguenze, nell’esperienza, della tautologia in questione. Da vuota tautologia, essa diviene piena.
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    Capitolo 2]
  30. - "Ci sono bisogni che devono essere appagati e mezzi per il loro appagamento. Ciò comporta le antitesi generali di consumo e produzione. Ora il valore dei mezzi si determina anche secondo ciò. I mezzi che l’operaio produce devono costituire assieme il valore di ciò che consuma, e deve inoltre essere prodotto ancora di più di quanto venga immediatamente consumato. Il consumo in genere non deve essere qualcosa di meramente negativo, ma deve condurre a sua volta alla produzione." (G.W.F. Hegel, Le filosofia del diritto: 262). Il principio spinoziano, richiamato da Marx, è ovviamente presente anche negli scritti di Hegel -ad es., in Enzyklopädie, §. 91. Zusatz. Sulla presenza di Spinoza in Hegel, così si legge in Marx - Engels, La sacra famiglia: 182s: "La lotta fra Strauss e Bauer sulla sostanza e sull’ autocoscienza è una lotta che ha luogo all’ interno delle speculazioni hegeliane. In Hegel si hanno tre elementi: la sostanza spinoziana, l’ autocoscienza fichtiana, l’ unità hegeliana, necessariamente contraddittoria, di entrambe, lo spirito assoluto." . Un recente sudio, che si interessa anche della presenza di Spinoza in Hegel, è quello di F. Menegoni, compreso in Quaderni di Verifiche, 6. [Ritorna al testo Capitolo 2]
  31. - Mantenendosi strettamente all’interno della materia qui trattata, l’uso del linguaggio dialettico hegeliano non sembra affatto inevitabile ché, al contrario, appare linguaggio sovrabbondante e non giustificato. A meno che Marx, parlando di produzione e consumo, non voglia suggerire dell’altro. E quest’altro -a ben vedere- è un modo di concepire la storia, il quale è dialettico. Nel senso che è la dialettica (di Hegel, sostanzialmente) a fornire il linguaggio per dire le complessità di un processo, che si svolge per contraddizioni, inclusive e non-inclusive, e loro superamento -determinato e, dunque, sempre revocabile e revocato. Si ricordi, a conferma di quanto diciamo, che Prawer, op. cit.: 216 valuta questa Introduzione di Marx documento non solo della sua critica all’economia politica, ma più ancora del suo impegno a costruire una "complessiva scienza dell’uomo". [Ritorna al testo Capitolo 2]
  32. - Anche questo concetto di finish ci permette di cogliere la ‘profondità’ storica della riflessione di Marx. Ad es., così leggiamo in Aristotele: "Infatti come per un suonatore di flauto e per uno scultore e per ogni artigiano e, in generale, per le cose di cui vi è un’opera ed un’azione (e r g o n t i k a i p r a x i V ) è nell’opera che, ad avviso unanime, risiedono il bene e la perfezione, così tutti ammetteranno che è anche per l’uomo, se è vero che vi è un’opera propria di lui." (Etica nicomachea 1097b 25-30); "... l’opera è migliore che la disposizione, giacché è fine: il fine è stato infatti definito come la cosa migliore e suprema in vista della quale si compiono tutte le altre cose. E’ chiaro dunque che l’opera è superiore alla disposizione e alle facoltà." (Etica eudemia, 1219a 4-5). In Hegel leggiamo: "E’ questo il rapporto fra sostanza e accidenti, fra l’interno e l’esterno, fra la forza e la sua manifestazione. Questo è logico: la sostanza, il fondamento è essenzialmente esterno; la sostanza ha accidenti ed è la loro totalità (ciò è inseparabile); la forza si deve esternare, diversamente non è tale, essa appare solo nella sua manifestazione. Il campo arato è campo arato solo in quanto abbia un ricavo, l’albero in quanto è legno, è combustibile (legno e combustibile non possono essere separati). Chi dunque ha l’uso di un campo arato è proprietario dell’intero, all’altro non resta più nulla...(Hegel, Le filosofie del diritto: 98). [Ritorna al testo Capitolo 2]
  33. - Questo testo di Marx è significativamente costruito sulla contrapposizione tra versachlichte Tätigkeit, da un lato, e Gegenstand für das tätige Subjekt. E’ questo un caso particolarmente evidente a riprova della tesi che Marx ricorre al linguaggio hegeliano non tanto perché sollecitato a ciò dal lato strettamente economico di ciò che egli studia; sì piuttosto in quanto suo scopo è inserire l’argomento economico in una prospettiva storica e teorica più generale, fondata esattamente sul superamento della reificazione ( la versachlichte Tätigkeit) in quanto forma estraniata dell’attività del soggetto (il tätige Subjekt). In questo senso, abbiamo qui un rapido anticipo sul tema del feticismo della merce, che comparirà nei volumi I e III di Das Kapital.
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  34. - Che il termine Trieb giochi un ruolo centrale nelle filosofie di Aristotele (Trieb = phorà/j o r a ) , di Hegel e di Marx, non meraviglia dato che, come abbiamo già visto, tutte e tre pongono l’enfasi sull’ <opera>, sulla <prassi>, sulla <proiezione nel Dasein>. [Ritorna al testo Capitolo 2]
  35. - Si badi che Marx ironizza, qui, non contro Hegel, ma contro un ipotetico e generico hegeliano.
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  36. - Così Prawer, op. cit.: 219 definisce il bellettrismo: "la scrittura epigona, esperta e levigata, che non aveva nulla da dire." [Ritorna al testo Capitolo 2]
  37. - L’espressione di Marx è "übergreifende Moment". Ho sottolineato übergreifende perché di non facile traduzione: infatti, sta a indicare il <comprendere entro di sé e, contemporaneamente, superare qualcosa>. Per chiarire, si pensi a questa precisazione di Marx, che sta descrivendo il movimento Denaro - Merce - Denaro: in esso, scrive Marx, denaro e merce appaiono solo come diverse forme d’esistenza determinata (Daseinsform) del valore di scambio, il quale, la prima volta, appare nella sua forma universale di denaro, la seconda, nella forma particolare di merce, ma sempre come ciò che comprende/supera (als das übergreifende) le due forme e che in esse si afferma (Karl Marx - Friedrich Engels, Gesamtausgabe: 10s). Un autore, che ha particolarmente sottolineato l’importanza di questo verbo - übergreifen- nella prospettiva dialettica di Hegel e di Marx, è il tedesco H. H. Holz, di cui ricordo Marx, la storia, la dialettica. [Ritorna al testo Capitolo 2]
  38. - Rapporti di produzione, cioè, Produktionsverhältnisse. [Ritorna al testo Capitolo 2]
  39. - In generale, il marx di Das Kapital usa naturwüchsig in un duplice senso: è naturwüchsig il movimento delle differenti sfere della produzione, che cercano un loro equilibrio (in questo caso, <naturale> significa casuale, non consapevole, non organizzato, non pianificato). tale processo <naturale> è, però, obbligato da un altro processo -<naturale> anch’esso ma in un significato diverso: esistono molteplici e differenziati bisogni sociali, che debbono essere soddisfatti e che naturalmente/spontaneamente si incatenano in un sistema. Dunque, due processi naturali, due usi diversi del termine naturale o, se si vuole, due aspetti diversi del naturale: la spontanea necessità assume, anche, l’aspetto dell’arbitrio/Willkür e del caso/Zufall. Come anche avviene in Hegel.
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    Capitolo 2]
  40. - Dealers and dealers. [Ritorna al testo Capitolo 2]
  41. - Marx insiste sul momento analitico del metodo che propone. Ricordiamo che, nella Logica, Hegel deduce le categorie (determinazioni del pensare) analiticamente: appunto per via d’analisi si svolge il fondamentale processo del passaggio in altro. In questo senso, la procedura dialettica è esplicativa, fa emergere progressivamente ciò che è contenuto nel punto di partenza. Se questo è vero, non meraviglia che muoversi nella prospettiva dialettica implica, anche, la necessità di differenziare l’analiticità dialettica, appunto, da un’altra analiticità, che si limita ad esplicare formalmente, nel predicato, ciò che è contenuto nel soggetto. Dunque, l’interesse di Hegel e di Marx verso le proposizioni tautologiche consegue direttamente da caratteri essenziali della prospettiva dialettica. [Ritorna al testo Capitolo 3]
  42. - La procedura dialettica -di cui abbiamo precedentemente sottolineato il momento analitico, si completa ora mediante la sintesi. Per Hegel, l’analisi "consiste nell’esposizione ..., sulla sola base della necessità concettuale, di ciò che è contenuto in sé nel concetto originario, colto come totalità; quanto alla sintesi, essa è ai suoi occhi una procedura, che implica una esteriorità del ragionamento in rapporto a se stesso, l’assunzione di un’alterità reale. In questo senso il metodo dialettico, per hegel, non è né analitico né sintetico -o, piuttosto, è contemporaneamente e l’uno e l’altro." (Hegel, Science..., op. cit.: 154n). Sullo stesso tema, cf. I.I. Rubin, Studien zur Marxschen Werttheorie: 70.[Ritorna al testo Capitolo 3]
  43. - La conclusione di Marx, dunque, è che il risultato è l’effettivo punto di partenza. Esattamente come Hegel sosteneva (G.W.F. Hegel, Science de la logique...: 42s). Altrettanto chiaro è che Marx sta ricollegandosi alla critica a Feuerbach, che aveva svolto -in età giovanile- nelle Thesen über Feuerbach. [Ritorna al testo Capitolo 3]
  44. - Il testo di Marx non è di facile traduzione: rappresenta un caso, in cui rendere in italiano ciò che Marx vuol dire sembra imporre la non fedeltà letterale. Così scrive Marx: "Im ersten Weg wurde die volle Vorstellung zu abstrakter Bestimmung verflüchtigt; im zweiten führen die abstrakten Bestimmungen zur Reproduktion des Konkreten im Weg des Denkens." La mia traduzione di "wurde die volle Vorstellung zu abstrakter Bestimmung verflüchtigt" coincide largamente con quella dell’edizione francese dei Grundrisse (citata in A. Schaff, op. cit.: 132), che così suona: "la pleine conception se dilue en notions abstraites". [Ritorna al testo Capitolo 3]
  45. - Insomma, possiamo così schematizzare la posizione di Marx: =) contro l’empirismo, la tesi che il punto di partenza effettivo è il concreto (= insieme articolato) e non la rappresentazione immediata, caotica, indistinta; =) netta affermazione del fatto che il pensiero può appropriarsi del reale, solo nella forma dell’insieme articolato o concreto; =)distinzione, però, fra il modo in cui il pensiero svolge l’articolazione dell’insieme e il modo in cui, nel Dasein, quell’articolazione si realizza. Come scrive H.T. Wilson: 4, il limite dell’economia politica consiste nel fatto che essa né sa cogliere né sa accogliere entro di sé la differenza tra modo mentale di costruzione del concreto e modo della sua costruzione nel Dasein. Va notato, però, che, nonostante l’esplica critica ad Hegel, in realtà, Marx sta qui riproponendone la distinzione fra la storia secondo il concetto e la storia secondo il fenomeno. In questo senso, la tesi dei due oggetti, elaborata da Althusser, ha un punto di aggancio effettivo con la pagina di Marx, anche se poi è svolta dallo stesso Althusser in modo inaccettabile. Una possiile applicazione del tema marxiano la troiamo in Kosik, Dialettica del concreto: 50, dove leggiamo: "La concezione dialettica del rapporto tra ontologia e gnoseologia permette di riconoscere l'assenza di omogeneità e di corrispondenza tra la struttura logica (modello), per mezzo della quale la realtà - anzi una determinata sezione della realtà - viene spiegata, e la struttura di quella stessa realtà. Mediante un determinato modello, che strutturalmente è di "ordine inferiore" rispetto alla struttura di una determinata regione del reale, questa può venir interpretata in modo soltanto approssimativo e il modello può costituire una prima approssimazione ad una adeguata descrizione e interpretazione della realtà. Oltre i limiti dí un primo accostamento e approssimazione, l'interpretazione diventa falsa. Grazie al concetto di meccanismo, ad esempio, è possibile spiegare il meccanismo di un orologio, il meccanismo della memoria, il meccanismo della vita socìale (dello stato, delle relazioni sociali e cosí via). Ma soltanto nel primo caso il concetto di meccanismo esaurisce l'essenza del fenomeno e lo spiega in maniera adeguata, mentre negli altri due casi mediante il modello del meccanismo vengono spiegati soltanto certi lati e aspetti del fenomeno, o una sua determinata apparenza feticizzata; oppure, per mezzo di esso, ci si procura la possibilità di un primo accostamento e di una comprensione concettuale dei fenomeni. In tali casi si tratta di una realtà piú complessa, l'adeguata descrizione e spiegazione della quale esigono delle categorie -logiche (modelli) strutturalmente adeguate." [Ritorna al testo Capitolo 3]
  46. - Marx sta dicendo che la compiuta esistenza (nel Dasein) della categoria economica semplice presuppone la presenza (nel Dasein) di una serie di condizioni; ma sta dicendo, anche, che -in quanto contenuto del pensiero- quella categoria può essere formulata, anche in mancanza delle condizioni della sua compiuta esistenza storica. In altre parole, la categoria di valore di scambio è rintracciabile già nel pensiero di Aristotele, pur in mancanza di quel complesso di condizioni storiche reali, che consentono al valore di scambio di esistere compiutamente. Ciò significa che la presenza -nel pensiero- della categoria economica non è sottoposta alle stesse condizioni, che valgono per la sua compiuta esistenza nel Dasein. Quando, però, una categoria è presente nel pensiero prima che nel Dasein, essa conduce un’esistenza antidiluviana, in un duplice senso: (a) perché è più antica della sua presenza nel Dasein; (b) perché esiste nella realtà ancora elementarmente, rozzamente, in somma, non ha ancora la ricchezza di rapporti con altre categorie, che la caratterizzerà quando sarà una compiuta presenza nel Dasein. Di nuovo, dobbiamo sottolineare la presenza di un motivo hegeliano: il compiuto dispiegarsi del concetto non è un mèro processo logico, ma sì logico-storico. [Ritorna al testo Capitolo 3]
  47. - Qui Marx disaggrega il Geist hegeliano; ma poi lui stesso lo riaggrega (tema del rapporto fra struttura e sovrastruttura). Si potrebbe tentare, di nuovo, questo discorso: Marx non vuole sistematizzazioni conchiuse: d’accordo nel connettere i diversi livelli dell’esperienza, ma debbono pur restare gli scarti, le sfasature -e ciò si ha, quando si fissi bene che l’oggetto esiste indipendentemente dal soggetto, non è una sua ‘posizione’. Questo è, mi pare, il ‘materialismo’ di Marx, contro il quale Hegel -mi pare- non avrebbe nulla da obiettare. Cf. anche H.T. Wilson: 4.
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  48. - La domanda ha senso perché Marx distingue fra il modo di costruzione del concreto da parte della mente, ed il modo, in cui lo stesso concreto si costruisce nel Dasein, nella storia effettiva. Marx opera questa distinzione perché non c’è ragione per cui i due modi debbano riflettersi immediatamente l’un nell’altro: al contrario, son possibili -non necessarie- discrepanze fra i due. Quello su cui Marx vuole insistere è che -nel Dasein, nella storia effettiva- possono presentarsi combinazioni, che non trovano posto nella ricostruzione logico-concettuale (anche assumendo <logico> e <concettuale> nel senso di Hegel e non, poniamo, in quello di kant o dell’empirismo).
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    Capitolo 3]
  49. - Anhe questo è un motivo (la de-entificazione), che percorre tutto il discorso dialettico, da Hegel a Marx. Un tratto, che lega certamente Marx a tutta la linea della filosofia classica tedesca ed a Hegel, è ben indicato da Perlman: "L’ interesse centrale di Marx è l’ attività creativa umana e in particolare le cause e i meccanismi che fanno assumere a questa attività la forma dell’economia capitalistica. L’approfondito studio di Rubin mette in chiaro che questo non è stato semplicemente l’ interesse del ‘giovane Marx’ o del ‘Marx maturo’, bensì che questo è rimasto l’ interesse centrale di tutti i lavori teorici e storici di Marx, che si estendono per un arco di mezzo secolo." (Perlman, Il feticismo delle merci: 18). [Ritorna al testo Capitolo 3]
  50. - Su questo punto, analogo l’orientamento di A. Smith, come sottolinea S. Meikle, Essentialism in the Thought of K. Marx: 27. [Ritorna al testo Capitolo 3]
  51. - Società per azioni. [Ritorna al testo Capitolo 3]
  52. - In italiano nel testo. [Ritorna al testo Capitolo 3]
  53. - Fondamentale: l’organizzazione dell’esercito può anticipare la forma dei rapporti di produzione nella società e fungere, in una certa misura, da modello. [Ritorna al testo Capitolo 3]