Non è l’uomo
che fa la filosofia, ma la filosofia che si fa attraverso l’uomo.
‹‹Nella Fenomenologia,
Hegel ha presentato, nello stesso tempo, una scoperta di ciò che noi siamo oggi
e cioè, nel senso husserliano, delle essenze, e un itinerario dell’uomo
per superare la relatività della sua conoscenza, relatività che rimanda sia ad
una sostanza ineffabile, sia a un Dio trascendente. Limitandosi alla Fenomenologia,
si studia la rivelazione delle essenze, scopo degli artisti e dei filosofi, ma
si distinguono queste essenze dall’Essere stesso; esse restano delle
interpretazioni umane, più o meno riconosciute; non le si fonda
ontologicamente, non se ne mostra la necessità intrinseca. La conseguenza di
una Fenomenologia che si rifiuta di diventare sapere assoluto, logica
hegeliana, è una sorta di filosofia della cultura che, certo, fa l’inventario
di tutta la ricchezza dell’esperienza e dei modi di espressione di questa
esperienza, ma non supera l’umanesimo, cioé l’interpretazione dell’essere ad
opera dell’uomo. Da quel momento il fantasma della cosa in sé sorge
continuamente e rinvia l’umanesimo ad una fede al di là di ogni sapere. Ed è
proprio ciò che Hegel ha tentato di dimostrare nel lungo articolo di Jena Fede
e Sapere. Umanesimo e Fede contengono una trascendenza inaccessibile; e tra
questi due termini, nella maggior parte dei casi, oscilla l pensiero
contemporaneo andando dall’uno all’altro. Esso resta una filosofia della
coscienza, che allarga considerevolmente l’impresa hegeliana della Fenomenologia;
vuole descrivere, attraverso tutte le esperienze vissute dalle singole
coscienze, delle essenze che strutturino tutta l’esperienza umana e che, in
quanto siano dette, traducano, a livello del Logos, il Singolare
nell’Universale; ma questa trasposizione della singola esperienza vissuta
nell’universale deve mostrare la propria possibilità, e queste essenze,
inoltre, devono anche mostrarsi essenze dell’Essere, se non vogliono subire
senza scampo una soggettivazione radicale. Proprio perciò questa filosofia
fenomenologia finisce per rinunciare alla filosofia stessa – in quanto scienza
rigorosa – e diventa un’antropologia, un umanismo, o come si voglia chiamarla,
ma non una vera filosofia; forse si potrebbe perfino parlare di una caduta
della filosofia nella letteratura, tenendo però presente che la letteratura
stessa si innalza la di sopra di questi rapporti sconosciuti e convincenti ed
aspira alla filosofia che non potrà mai raggiungere. La filosofia della
coscienza arriva sempre a questa soggettivazione anche quando faccia ricorso
alla nozione di un io trascendentale. Questo vuol dire un filosofo
contemporaneo, quando scrive: “ Il progresso o è materiale oppure si svolge
attraverso essenze singole, il suo motore è l’esigenza di superamento che sta
in ciascuna di esse. Non è una filosofia della coscienza, ma una filosofia del
concetto che ci può dare una dottrina della scienza. La necessità generatrice
non è quella di un’attività, ma di una dialettica“. Così pure, la Fenomenologia
hegeliana non si propone di restare
Fenomenologia, ma di superarsi, di arrivare ad una genesi ideale di
queste essenze svelate attraverso l’esperienza –e, a volte, nella contingenza
della storia – e dimostrare che queste essenze si concatenano attraverso una
necessità dialettica a partire da un’identità assoluta tra Essere e Pensiero,
un Essere che si mostra come suscettibile di pensare se stesso, e di
comprendersi. Un tale Logos dell’Essere è l’Essere che pensa se stesso. Questo
sapere assoluto, questa Logica ontologica, sbocca a sua volta in una
giustificazione della Fenomenologia. Infatti, mostra che l’Assoluto è
soggetto, dunque pensa se stesso, svela il proprio significato, e che, nella
forma più alta, questo significato è, nella sua apparenza, la coscienza umana
stessa. L’essenziale è di avere ben presente questo parallelismo tra la Fenomenologia
e la Logica. Nell’una, attraverso le esperienze umane, vengono svelate
le stesse essenze (e non vi è nulla che non sia nell’esperienza umana) che
nell’altra si manifestano come il pensiero dell’Essere stesso, un’autocoscienza
universale che dice il senso assoluto dell’Essere e ne è la rivelazione. “Ad
ogni momento astratto della scienza corrisponde una figura dello spirito
apparente in genere. Come lo spirito nell’elemento dell’esserci non è più ricco
di essa, così anche, nel suo contenuto, non è più povero”. La Logica hegeliana
sarà dunque la dialettica di queste essenze rivelate attraverso l’esperienza;
la loro giustificazione come Essere che si pensa in assoluto attraverso la
coscienza umana. Non è l’uomo che fa la filosofia, ma la filosofia si fa
attraverso l’uomo e la filosofia della filosofia è la presa di coscienza di una
simile genesi ideale, un tentativo di costruire la metafisica come Logica della
filosofia››
Jean Hyppolite, Ėtudes sur Marx et Hegel,
Paris, trad. It.
Di S.T. Regazzola, Milano 1965, p.211 e sgg.
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