Nello scritto citato, Carnap cerca di esplicare l'analiticità rifacendosi a quelle che egli chiama
descrizioni-di-stato: 'L-vero', egli dice, è da riservarsi come explicatum per ciò che Leibniz chiamava verità necessaria e Kant verità analitica (p. 21).Questa esplicazione dell'analiticità, si chiede Quine, raggiunge lo scopo?
Lo raggiungerebbe solo se le proposizioni atomiche del linguaggio fossero fra loro indipendenti (mentre, nell'esempio di Quine, " Giovanni è scapolo " e " Giovanni è non sposato " , non lo sono nel linguaggio ordinario: "scapolo" e "uomo non sposato" è una coppia di sinonimi extralogici).
Diversamente, esisterebbe una descrizione di stato che assegnerebbe verità a " Giovanni è scapolo " e a " Giovanni è non sposato " ; di conseguenza " nessuno scapolo è sposato " diventerebbe un enunciato sintetico, anziché analitico, per il criterio proposto (= un enunciato è analitico quando risulta vero per ogni descrizione di stato - un adattamento del leibniziano "vero in tutti i mondi possibili").
Il criterio in termini di descrizioni di stato, conclude Quine, è una ricostruzione, nel miglior caso, della verità logica, non dell'analiticità.