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Legge quantitativa

Weinberg, Introduzione al positivismo logico, Einaudi p. 176 e sgg..

L'asserto: "i corpi cadono verso il suolo con un'accelerazione verticale costante", è una legge.
Essa significa: "essere un corpo implica cadere verso il suolo con un'acelerazione costante". Si tratta di una funzione proposizionale da cui possono derivarsi proposizioni singolari dando valori empirici alle coordinate di un corpo ecc.

Ulteriore esempio di funzioni quantitative:

5x = t²

dove x denoti lo spostarsi di un corpo e t il tempo.
La legge potrebbe venir descritta così (la forma di equazione, infatti, costituisce solo una convenienza):

"l'asserto "lo spostamento del corpo z è 5x" implica l'asserto "il tempo dello spostamento è t²"

Come dice Schlick, la legge 5x = t² deve intendersi come modello o formula direttiva, da cui si possono costruire proposizioni singolari a scopo di sperimentazione; la legge è soddisfatta e confermata se risultano vere le proposizioni singolari ricavate da essa.

Questa teoria deve però affrontare le difficoltà che sorgono soprattutto in connessione con le leggi quantitative.

La difficoltà è la seguente: i dati conosciuti da cui viene ricavata la legge, così come i fatti sconosciuti cui essa viene poi applicata, sono dati inesatti.

Vi sono due modi in cui si può determinare questa inesattezza:

 

t

 

0

 

5

 

10

 

15

 

20

 

25

 

30

 

x

 

0

 

5

 

20

 

45

 

80

 

125

 

180

 
si ha piuttosto
 

t

 

0

 

5

 

10

 

15

 

20

 

25

 

30

 

x

 

0

 

5

 

19

 

44

 

81

 

124

 

...

 

Supponiamo che la legge sia 5x = t², onde per t = 15 si ha x = 45; ma che venga osservato: x = 45±1.
In qual modo potremo riguardare questo risultato quale una proposizione vera circa lo spostamento, ottenuto dall'applicazione anzidetta?
Il problema consiste nelle seguenti due domande:

La risposta dei neopositivisti:

le leggi si ricavano dalle relazioni varianti osservate, assumendo quella particolare relazione invariante per le osservazioni, le deviazioni della quale risultano minori delle deviazioni da qualsiasi altra relazione funzionale invariante presa a descrivere gli stessi dati

[Cfr. Wittgenstein, prop. 6.341.2.3]